4 NOVEMBRE - giornata delle Forze Armate - l'intervento del presidente Marcello Pierucci

Un momento del discorso del presidente Pierucci
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Cari concittadini e concittadine, gentili Autorità militari, civili e religiose, desidero ringraziarvi sentitamente per la vostra presenza in questa importantissima giornata per la nostra Nazione, in cui si celebrano le fondamenta della nostra Repubblica e i sentimenti di unità e di amore per il nostro Paese.

Esattamente 106 anni fa terminava la Prima Guerra Mondiale, un duro periodo di sofferenze e di sacrifici che ha lasciato un segno drammaticamente indelebile nella storia dell'uomo. Un'esperienza tragica, che il nostro Esercito seppe affrontare con coraggio ed eroismo. Dopo poco tempo, l'Europa intera conobbe il secondo conflitto mondiale, altrettanto sanguinoso e terribile (se non di più). Fu davvero un periodo tragico, da cui, però, l'Italia e l'Europa seppero riprendersi e rialzarsi più unite che mai, come una società solida e, soprattutto, in pace. Questo non può che essere l'ambizione cui ancora oggi il nostro mondo deve tendere. 

La storia attuale ci presenta un'umanità ancora in guerra, dilaniata da quegli orrori che tutti noi speravano non dover più vivere. E non ci sembrino lontane le urla di dolore e il suono delle armi che provengono dall'Ucraina e dal Medio Oriente, perché ci sono davvero molto vicine. Ed è anche per questo sentimento di vicinanza che anche la politica occidentale, in ogni suo livello e forma istituzionale, deve rigettare con forza il proliferarsi di qualsivoglia modalità di conflitto, operando, ognuno con le proprie competenze, per approdare davvero in un mondo di vera pace. "La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire", diceva Albert Einstein.

 Cosa più vera non fu mai scritta. E se, fino a pochi anni fa, la pace si era imposta in gran parte di questo mondo, adesso sta davvero vacillando, portandosi dietro i ricordi di quell'epoca precedentemente ricordata che davvero nessuno di noi avrebbe voluto rivivere. Non c'è giustificazione davanti al massacro, non c'è giustificazione davanti alla morte. E tutto questo aumenta il proprio dramma considerando che a pagarne lo scotto maggiore sono i civili. In tutto questo contesto, il nostro compito, di tutti noi, è quello di rafforzare il senso comune di appartenenza al nostro amato Paese: un'Italia che per secoli è stata dilaniata da guerre di conquista, contesa senza scrupoli, che nel 1861 ebbe il coraggio e la forza di sconfiggere gli oppressori e unificarsi sotto un'unica bandiera. Un'Italia che, unita, ha affrontato solida le sfide del primo grande progresso, per poi ritrovarsi catapultata in una guerra sanguinosa e drammatica, da cui, come detto, seppe orgogliosamente rinascere.

Ed è questa la chiave di lettura che dobbiamo dare a questa giornata: la nostra Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate coincide con la fine della Grande Guerra proprio perché l'Armistizio di Villa Giusti ci rese vincitori di quel conflitto, combattuto con un forte ardore dentro il cuore, l'ardore per quella giovane Italia, da poco nata, che seppe però dimostrare tutta la sua solidità in quella drammatica esperienza bellica. Oltre a permettere la formazione dell'Italia così come oggi la conosciamo (con l'annessione delle terre di Trento e Trieste), e quindi la realizzazione della completa unità nazionale, quel giorno fu davvero la vittoria di tutti noi, in particolare del nostro esercito, che da quella guerra ne uscì vittorioso con orgoglio e sentimento, pur passando da momenti tristi e bui con il sacrificio di tanti giovanissimi, quei Ragazzi del '99 che, poco più che diciottenni, furono chiamati al fronte. 

Non può che essere questa perciò la data in cui celebriamo l'Italia unita e le sue Forze Armate, che da quei momenti e dal quel coraggio trae le sue origini che, ancora oggi, sa onorare con lo spirito di servizio che da sempre le contraddistingue. Perché, ricordiamoci sempre, il nostro esercito nasce per difendere e mai per offendere, in ossequio alla nostra Costituzione che ci ricorda come l'Italia ripudi "la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

E questa, oggi più che mai, deve continuare ad essere la nostra bussola. Proprio per questo, a conclusione del mio intervento e concordemente con quanto detto prima circa il ruolo della politica occidentale in questo frangente di storia dell'umanità, voglio ringraziare di cuore le nostre Forze Armate, che quotidianamente operano per la difesa della Patria e come fondamentale organo atto al mantenimento e al rafforzamento della pace. In particolare, il mio e il nostro pensiero vorrei che andasse a coloro che sono caduti nell'espletare il proprio servizio, a coloro che sono attualmente impegnati in missioni estere in contesti di guerra, a coloro che combattono o stanno combattendo contro le mafie, a coloro che hanno operato con umanità durante le grandi emergenze nazionali. A tutti voi, grazie di cuore: siete uno dei volti più belli della nostra Nazione. Viva l'Italia! Viva le Forze Armate!